Il cambiamento aziendale, sportivo, personale nasce dalla volontà o dalla necessità. A volte come nel caso di questo articolo di oggi nasce anche dalla voglia di anticipare e condizionare gli avversari. Sulla Gazzetta dello Sport di oggi 30 settembre 2020 troviamo questo titolo e questo occhiello:
Szczesny cambia ruolo? Sì, nella Juve fa pure il libero…
Il portiere con Pirlo va a giocare tra i difensori: mai visto così. Il motivo? Facilitare la costruzione. Ma il rischio è in agguato
Parleremo poi dell’ultima frase: Ma il rischio è in agguato. Concentriamo l’attenzione su alcuni dati:
1) La Juventus ha vinto gli ultimi 9 campionati
2) È stata sempre protagonista in Europa e ha raggiunto una finale e due semifinali (gli interisti diranno che non ha vinto in questi anni la champions ma non importa)
3) Ha la rosa di giocatori più ampia del nostro campionato
4) Schiera alcuni tra i più grandi campioni di tutti i tempi (Ronaldo, Buffon, Chiellini, etc)
5) È amministrata da manager di indubbia competenza
Insomma, qual è il motivo che ha indotto il nuovo allenatore Pirlo ad introdurre un cambiamento così vistoso come quello di far giocare il portiere come se fosse un giocatore aggiunto? Beh anche chi non è esperto di calcio capisce che se in campo si gioca 10 contro 11 per un’espulsione è molto facile che la squadra in superiorità numerica possa trarre un vantaggio dalla situazione.
La riposta che ci offre il giornalista della Gazzetta è:
“Se cercate una novità sottovalutata nel passaggio da Sarri a Pirlo, eccola: Szczesny ha aggiunto una funzione al suo ruolo.”
In pratica è come se il cambiamento in azienda o nel vostro approccio personale alle cose abbia avuto con una semplice mossa una variazione in più del 10%.
I giocatori sono gli stessi ma il risultato cambia.
I dipendenti sono gli stessi ma la produttività aumenta.
Il budget è lo stesso ma la visibilità aumenta.
La comunicazione è identica ma i leads aumentano.
Le ore di lavoro sono invariate ma lo stipendio è incrementato.
Insomma avete capito, con una semplice mossa è possibile cambiare la nostra vita, le nostre aziende, i nostri risultati. Il giornalista aggiunge:
“È l’evoluzione del mondo: se vuoi restare tra i migliori, rischia.”
Dobbiamo pertanto fare questa semplice equazione, per evolversi è necessario rischiare? Crediamo di sì soprattutto in questa fase della vita economica e sociale ma non solo, è necessario porsi in modo diverso, affrontare la realtà con un cannocchiale al contrario, modificare le regole che ci siamo dati, modificare la routine.
A questo proposito vi riporto un brano dal libro Il potere delle abitudini di C. Duhigg:
“gran parte dei comportamenti di un’azienda è da interpretarsi come il riflesso di abitudini generali e di orientamenti strategici provenienti dal passato dell’azienda piuttosto che come il risultato di un esame dettagliato dei rami periferici dell’albero decisionale.”
e ancora:
“i dirigenti accorti individuano i momenti di crisi, o suscitano la percezione di una crisi, per convincere i dipendenti che qualcosa deve cambiare e prepararli a modificare i modelli con cui convivono ogni giorno.”
Per cui Duhigg ci dice che le abitudini (antitesi del cambiamento) sono il risultato del passato e della routine ma che i dirigenti accorti le possono utilizzare per modificare o sostituire i modelli sbagliati. Utilizzare le stesse regole del passato in momenti di grande cambiamento, restare immobili e sperare nell’esperienza e nel know-how acquisito è molto rischioso. È molto meglio rischiare (con assennatezza) qualche nuovo esperimento, servizio, organizzazione, prodotto, che restare immobili sperando che tutto torni nella norma.
Anche per quanto riguarda il cambiamento personale il portiere della Juventus sarà un esempio per molti di noi, adattarsi ai cambiamenti velocemente e in maniera convinta sarà una prova di quanto saremo proiettati nel futuro e non ancorati al passato.
Nulla resterà nella norma dopo questa pandemia, tutto cambia continuamente, la normale ROUTINE non è più possibile: